Agli inizi degli anni '90 è stato prodotto un particolare materiale, oggi consigliatissimo dagli esperti di ecologia. Stiamo parlando della carta Favini. Cosa la rende così speciale?
Le alghe della laguna
In quel periodo in Italia era attiva un'azienda, avente sede a Rossano Veneto, paese poco distante dalla laguna di Venezia. Qualche anno prima ossia nel 1983 le celebri acque della città furono invase da putride alghe.
In un primo momento si pensò di raccoglierle e gettarle in una discarica ma l'Unione Europea propose una valida alternativa. Soluzione che fu colta al balzo proprio dalla Favini, solo quasi dieci anni dopo.
L'azienda decise di prendere quelle piante acquatiche e ricavarne un materiale necessario che ogni anno è fonte di gran disboscamenti. Nacque in questo modo la carta Favini. In un primo momento però la ""Carta Alga"" sostituisce solo in parte la tradizionale cellulosa.
Infatti il processo si basa sull'essicazione della pianta che viene quindi ridotta in polvere. Grazie a questa tecnica è stato poi possibile fondere questo nuovo materiale con quelli tradizionali ricavati dagli alberi.
Il successo del progetto
La carta Favini si è rivelata da subito un grande successo. La carta verde solo in un primo momento, a causa della clorofilla sbianca, prendendo quindi poi le sembianze di un foglio qualunque.
Per questa ragione il progetto prende ormai una forma definitiva e si avvia verso la gran produzione. Il mood è riassunto perfettamente dalle parole di Eugenio Eger, ad dell'azienda. Egli ha infatti dichiarato che la carta Favini nasce come una soluzione a quel che solo in apparenza appare come un problema.
Perché questo deve essere lo spirito della nuova imprenditoria, posta in un mondo che giorno per giorno ci pone dinnanzi a nuove sfide. Ed è ciò che all'epoca causò l'interesse per il progetto, cosa che fece planare la produttività, fino alle innovazioni degli ultimi anni.
Soluzioni alternative
La carta Favini non trae più origine solo dalle alghe delle lagune. Le prime risorse a passare al vaglio sono state altre piante acquatiche, derivate da ulteriori ambienti posti a rischio.
Quindi dal 2012 il progetto si è esteso verso altre direzioni. Sono stati adoperati ogni genere di scarti industriali, provenienti dal settore artigianale e da quello agricolo. I nuovi fogli traggono ora origine dai kiwi, dal mais, dal caffè, dalle nocciole, dalla ciliegia, dalle uova.
Dal 2013 viene adoperata la crusca mentre dal 2015 verrà realizzata dalla carta packing tramite scarti di fagioli. Usare la carta Favini significa salvaguardare l'ambiente, in quanto i loro prodotti sono compostabili al 100%. Per questo bisogna collaborare alla crescita di queste realtà, per stimolare lo sviluppo di soluzioni creative relativi alla sostenibilità.
Le alghe della laguna
In quel periodo in Italia era attiva un'azienda, avente sede a Rossano Veneto, paese poco distante dalla laguna di Venezia. Qualche anno prima ossia nel 1983 le celebri acque della città furono invase da putride alghe.
In un primo momento si pensò di raccoglierle e gettarle in una discarica ma l'Unione Europea propose una valida alternativa. Soluzione che fu colta al balzo proprio dalla Favini, solo quasi dieci anni dopo.
L'azienda decise di prendere quelle piante acquatiche e ricavarne un materiale necessario che ogni anno è fonte di gran disboscamenti. Nacque in questo modo la carta Favini. In un primo momento però la ""Carta Alga"" sostituisce solo in parte la tradizionale cellulosa.
Infatti il processo si basa sull'essicazione della pianta che viene quindi ridotta in polvere. Grazie a questa tecnica è stato poi possibile fondere questo nuovo materiale con quelli tradizionali ricavati dagli alberi.
Il successo del progetto
La carta Favini si è rivelata da subito un grande successo. La carta verde solo in un primo momento, a causa della clorofilla sbianca, prendendo quindi poi le sembianze di un foglio qualunque.
Per questa ragione il progetto prende ormai una forma definitiva e si avvia verso la gran produzione. Il mood è riassunto perfettamente dalle parole di Eugenio Eger, ad dell'azienda. Egli ha infatti dichiarato che la carta Favini nasce come una soluzione a quel che solo in apparenza appare come un problema.
Perché questo deve essere lo spirito della nuova imprenditoria, posta in un mondo che giorno per giorno ci pone dinnanzi a nuove sfide. Ed è ciò che all'epoca causò l'interesse per il progetto, cosa che fece planare la produttività, fino alle innovazioni degli ultimi anni.
Soluzioni alternative
La carta Favini non trae più origine solo dalle alghe delle lagune. Le prime risorse a passare al vaglio sono state altre piante acquatiche, derivate da ulteriori ambienti posti a rischio.
Quindi dal 2012 il progetto si è esteso verso altre direzioni. Sono stati adoperati ogni genere di scarti industriali, provenienti dal settore artigianale e da quello agricolo. I nuovi fogli traggono ora origine dai kiwi, dal mais, dal caffè, dalle nocciole, dalla ciliegia, dalle uova.
Dal 2013 viene adoperata la crusca mentre dal 2015 verrà realizzata dalla carta packing tramite scarti di fagioli. Usare la carta Favini significa salvaguardare l'ambiente, in quanto i loro prodotti sono compostabili al 100%. Per questo bisogna collaborare alla crescita di queste realtà, per stimolare lo sviluppo di soluzioni creative relativi alla sostenibilità.